L’origine della Banda Musicale di Monteleone di Spoleto, Concerto Cittadino o Municipale come si chiamava agli inizi, risale almeno al 1866/67, come risulta da atti deliberativi assunti successivamente in concomitanza di un momento critico vissuto da questo gruppo strumentale. Nella seduta consiliare del 26/10/1890, sindaco Rotondi Francesco, durante la discussione sul bilancio preventivo, il consigliere Cicchetti Nazareno, vista la cattiva situazione delle finanze, propose di cancellare la spesa di 225 lire per la “Banda Cittadina” e quella di 900 lire per il maestro di musica Luigi Crescenzi. A nulla valsero l’accesa discussione né le parole del sindaco tese a lodare la Banda e a ricordare che i giovani, imparando la musica, potevano svolgere un servizio militare più leggero nei corpi bandistici militari. Il consigliere Salamandra Francesco aggiunse che l’accoglimento di tale proposta avrebbe conseguentemente portato al “licenziamento del maestro che da 23 anni è al servizio del Comune”1. È da questa notizia che desumiamo la data d’origine della Banda, il maestro di musica è in servizio dal 1867, notizia confermata da un documento successivo dello stesso tenore che sposta la data al 1866. È comunque il periodo post-unitario che vide nascere questa istituzione il cui servizio era richiesto anche fuori dal comune di Monteleone, come avvenne a Cascia nel 1883 in occasione della traslazione del corpo del Beato Simone Fidati.
Per ritornare al documento citato, va detto che furono i rappresentanti delle frazioni a votare la proposta del Cicchetti e si noti che nella stessa seduta di bilancio, mentre veniva approvata, sempre su proposta di Cicchetti, anche la riduzione dello stipendio del maestro elementare di 100 lire, veniva poi aumentato lo stipendio del segretario da 1650 a 1750 lire.
La popolazione di Monteleone insorse e il Consiglio, nella seduta successiva, revocò la delibera precedente e riscrisse in bilancio le spese relative al maestro di musica e alla Banda2. Ma il pericolo non era passato, tanto è vero che il Corpo Bandistico, temendo per il 1892 la soppressione del capitolo che lo riguardava, presentò un ricorso al Consiglio Comunale che, discusso senza giungere ad una conclusione in una prima seduta dell’aprile 1891, fu rimandato, nonostante le proteste del consigliere Jachetti Gaetano, alla seduta d’approvazione del bilancio per il 18923.
Seduta che si svolse il giorno 8/9/1891 e nella quale il sindaco Rotondi Francesco, aprendo la discussione sull’argomento, tentò una mediazione ed affermò che “la Giunta Municipale onde contentare coloro che sostengono la necessità di mantenere il Concerto e coloro che a risparmio di spese lo vorrebbero abolito, si è attenuta ad una via di mezzo, eliminando cioè dal bilancio le 225 lire fin qui pagate a titolo di assegno al Concerto stesso e defalcando dallo stipendio del maestro 150 lire”. Innocenzi Domenico, intervenendo nella discussione, fece notare che “togliendo al Concerto, composto in gran parte da operai la spesa di 225 lire, varrebbe lo stesso che decretarne la morte…in quanto che questa somma, sebbene tenue”, penalizza “chi non può spendere nell’acquisto della mutata e dello strumento”. Invitò pertanto il Consiglio a mantenere “l’assegno completo”. Sulla stessa linea dell’Innocenzi si espressero Rotondi Antonio, Salamandra Francesco e Belli Adriano. A questo punto, Cicchetti Nazareno, primo sostenitore della soppressione della Banda, aggiunse che, se si voleva conservare l’assegno al “Corpo Musicale”, era anche giusto non dimunuire lo stipendio al maestro di musica, considerazione accolta dai frazionisti e dal consigliere Rotondi Antonio. Il Sindaco, non insistendo nella proposta iniziale della Giunta, fece votare con due votazioni distinte e con il metodo dell’ “alzata e seduta” la proposta dell’Innocenzi sull’assegno alla Banda e quella del Cicchetti sullo stipendio del maestro di musica. Approvate entrambe con 8 voti favorevoli e 5 contrari (Moretti Paolo, Giovannetti Gaetano, Vannozzi Bartolomeo, Angelini Pietro, Salvatori Filippo ) furono riscritte in bilancio le somme relative.
In questi anni la Banda visse momenti di tensione, le polemiche non erano terminate, gli oppositori cambiarono tattica e cercarono di raggiungere lo scopo aggirando il problema con la proposta, avanzata nel maggio del 1892, di licenziare tutti i dipendenti al fine di risanare il bilancio. Era una proposta chiaramente provocatoria, e all’osservazione del segretario comunale che potevano essere licenziati solo i “dipendenti facoltativi”, quindi unicamente il maestro di musica che ricopriva tale qualifica, si accese una infuocata discussione.
A nulla valsero le proteste del Sindaco e il suo tentativo di prendere tempo chiedendo che fosse delegata la Giunta a trattare una riduzione dello stipendio. Alla fine la proposta di licenziare il maestro di musica fu votata e deliberata. Il malcontento della popolazione era salito se da lì a pochi giorni fu discussa, su iniziativa di Jachetti Gaetano, la “riammissione degli impiegati e salariati facoltativi previa diminuzione di stipendio”. Alla richiesta di Bernabei Augusto che chiese di ritirare il punto all’O.d.G. “in vista del prossimo riordinamento dell’organico di tutti gli impiegati che verrà proposto al Consiglio”, Jachetti acconsentì purché si nominasse una commissione specifica , commissione nella quale furono poi eletti i consiglieri Angelini Pietro, Bernabei Augusto, Salamandra Francesco, Salvatori Filippo, Bernabei Cruciano.
Non si hanno notizie dei risultati della commissione, probabilmente si sciolse, anche per le dimissioni da consigliere presentate da Bernabei Augusto e Salamandra Francesco, accolte dal Consiglio nei mesi successivi.
La decisione di licenziare il maestro di musica era stata comunque sospesa e il Consiglio deliberò all’ unanimità perfino di restaurare la sala “adibita al Concerto”. Di lì a poco doveva esserci la resa dei conti finale. Nella seduta del 7/10/1893 si tornò infatti a discutere la “soppressione del Concerto Municipale e licenziamento col 1° Gennaio 1894 del maestro col compenso di 6 mesi di stipendio senza obbligo di prestare servizio”. Il consigliere Innocenzi Domenico difese “la nobile istituzione che oggi si vuol far cadere”, ricordò il “decoro” che essa rappresentava per il paese, il servizio prestato da 27 anni dal maestro di musica e pregò il Consiglio di riflettere prima di prendere una decisione. Il consigliere Rotondi Antonio condivise quanto detto dall’Innocenzi, aggiunse che non era quello il modo più opportuno per sanare le finanze e ammonì che “ come già detto in altra occasione, il popolo si rifiuterà”. Ma la difesa della Banda appare ormai inevitabilmente persa, lo stesso sindaco Rotondi Francesco, quasi a discolparsi, intervenendo affermò che “la soppressione del Concerto è una fatale necessità causata dalla scarsezza delle nostre finanze,…non ci limiteremo a questo provvedimento, ma dovremo licenziare anche alcuni impiegati”. Alla fine la proposta all’O.d.G. fu votata ed approvata.
Un mese dopo il Sindaco diede lettura, tra le comunicazioni, di una lettera prefettizia nella quale si invitava il Consiglio a rivedere la deliberazione del 7/10 relativa al Concerto di Musica. Alla lettera si erano aggiunti 4 ricorsi firmati rispettivamente dalla popolazione del capoluogo e da alcuni frazionisti, dalla Società Operaia, dal maestro elementare e, l’ultimo, dai componenti del Concerto. Lo stesso Sindaco annunciò poi che l’argomento sarebbe stato trattato nella prossima seduta successiva.
E nella seduta successiva, affrontando l’ormai annoso problema della Banda, la Giunta cercò una dilazione nel tempo e propose di protrarre al 1° Gennaio 1895 il licenziamento del maestro di musica e lo scioglimento del Concerto, riducendo lo stipendio a 600 lire e “fermi restando per i concertisti gli oneri previsti dal regolamento Municipale Vigente”. Si aggiunse anche che la Giunta era pervenuta a questa “determinazione primariamente in ossequio e per deferenza ai desideri del sig. Sotto Prefetto e secondariamente in vista della rinunzia al compenso fatta dai concertisti per le fatiche suonate”. La proposta della Giunta, votata ed approvata, chiuse la prima pagina di storia del Concerto Cittadino. L’ultima notizia, quasi una lapide nel suo stile burocratico, fu la ratifica consiliare di un atto di Giunta del 1° marzo 1899 con il quale si stabiliva una gratifica di 40 lire a favore di Crescenzi Luigi, “già maestro del Concerto Comunale, ex agente daziario, e già coaudiatore nelle scuole elementari…anche in considerazione dei lunghi servizi prestati al Comune da oltre trenta anni”.
Una liquidazione, diremmo oggi, se non avesse il sapore amaro di un misero aiuto a chi forse, dopo una vita dedicata alla musica e al “decoro”, versava in cattive condizioni. Lo scioglimento del Concerto fu il risultato della contrapposizione tra il capoluogo e le frazioni, dei rancori accumulati, delle gelosie e rivalse. Incomprensibile appare l’accanimento di alcuni consiglieri che demagogicamente veicolarono nel Concerto la propria dissidenza. Una storia triste mossa da pretesti economici, mitigata forse solo dall’ironia della saga paesana.